lunedì 6 maggio 2013

Legumi da scoprire, coltivare la Cicerchia, buona ma tossica


Il Lathyrus sativus - alias Cicerchia -  è un legume antico, coltivato in Asia e Africa e un tempo nelle aree del mediterraneo,  successivamente abbandonato, riscoperto e denigrato. 
E' in effetti un alimento contraddittorio che  presenta da un lato alcuni vantaggi: un alto contenuto proteico a fronte di un basso contenuto di grassi,  la capacità di  crescere  in condizioni critiche (aree siccitose, basse temperature e terreni poveri) e di conservarsi per lunghi periodi. Dall'altro lato contiene, però,  un aminoacido tossico, resistente alla cottura, che, se assunto in grandi quantità, può generare problematiche neurologiche fino alla paralisi degli arti inferiori. Una patologia che è stata osservata tra quelle popolazioni aduse al consumo di questo legume nei periodi di carestia quando in virtù della sua rusticità diventava uno dei pochi alimenti a disposizione. 
Oggi il consumo della cicerchia sta riprendendo quota, soprattutto in quelle regioni, come  l'Umbria, e le Marche che l'hanno eletta a prodotto tradizionale, avviandone  una coltivazione biologica.
In attesa di nuove colture che siano in grado di contenere la presenza di sostanze tossiche, meglio però  non abusarne, riservandone il consumo alla degustazione occasionale di piatti medioevali, come le zuppe. 

Coltivazione: si semina a primavera dopo una leggera lavorazione del terreno senza concimazione. Si miete agli inizi di agosto lasciandolo a  seccare sul campo. Dopo la raccolta va posto in essicatoio per altre tre settimane.

Un tempo il principio amaro contenuto, la Ilatirina, si neutralizzava con lunghe macerazioni in acqua, tuttavia  le ciderchie attualmente  in commercio sono frutto di selezioni che hanno ovviato a questo problema.

Aspetto: pianta rustica, con piccoli fiorellini,  simile a quella dei ceci. Legume: buccia coriacea talvolta maculata, dal grigio al panna, di  piccola pezzatura e spigolosa.

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